Stilografica e pc

Ritorno su queste terre desolate (da troppo tempo), dopo aver letto un post di Mantellini veramente interessante per aprire un dibattito sul tema, e cioè la presunta difficoltà dei ragazzi di oggi (testimoniata da questo studio) nello scrivere in corsivo, senza quindi l’ausilio di una qualsiasi tastiera alfanumerica (cellulare o computer che sia).

E’ un argomento, devo dire, che unito alla ormai celebre e preoccupante crisi del vocabolario italiano (con una perdita enorme ogni giorno di parole e costruzioni verbali), attanaglia in modo deciso la nostra società. Non si tratta solo dello scrivere o del parlare ovviamente: il tema è molto più ampia e interessa soprattutto l’idea che al giorno d’oggi noi stessi abbiamo del mondo in cui viviamo. Un vivere sempre più digitalizzato, centellinato in duemila cose fatte contemporaneamente (fatte tutte male in effetti) e per necessità, senza staccarci più nemmeno da tali strumenti nel momento in cui dovremmo farlo, nell’intimità della nostra casa o in vacanza.

Quante pubblicità infatti parlano di “riuscire a fare questo o quest’altro in qualunque luogo tu ti trovi, anche a casa tua, oppure riuscire a lavorare anche in aereo, al bar, ecc…pensateci e poi rispondete.

E il fatto che alcuni studi rilancino la perdita di capacità nello scrivere in corsivo, e quindi a mano, sottolinea come il concetto analogico di calma, di attenzione e di “stile” (nel vero senso della parola), siano solo caratteri nostalgici di alcuni appassiti individui.

Io penso di essere tra questi, e vi spiego anche il perchè: fin da piccolo, “indirizzato” (con mio enorme piacere, ben inteso) al piacere della lettura prima, dei giornali, in generale di tutto ciò che era composto di carta, e della scrittura poi, ho sempre ammirato ad esempio le penne stilografiche, lo scrivere su una bella carta quello che poi sarei andato a ricopiare grazie ad un computer per condividerlo con altri. Ancora adesso, se devo essere sincero, faccio fatica a scrivere di getto subito al pc, mentre apprezzo moltissimo lo scrivere su carta, assaporando le parole, soppesandole e poi seguendo il pennino (o la mina) con la sua scia di inchiostro dolce che si deposita sul foglio.

E’ una poesia, un momento di tranquillità e di piccola poesia, a cui ancora non so rinunciare.